Nelle ultime settimane il Coronavirus è sotto i riflettori dei ‘media di tutto il mondo; la complessità e la delicatezza dell’argomento e il diffondersi a getto continuo di notizie, amplificato dal loro propagarsi in Rete e sui social network, rende molto faticoso orientarsi fra informazioni attendibili e “fake news”, che stanno alimentando un panico generalizzato e non sempre giustificato.
Il meccanismo di diffusione del Corona Virus
Ora più che mai, dunque, è importante fare chiarezza a cominciare dalle fondamenta: in particolare dal molo che i virus rivestono in natura e dai loro meccanismi di diffusione. Ci viene quindi in aiuto la dottoressa Elisa Vicenzi, a capo dell’Unità di Ricerca sui patogeni virali e la biosicurezza presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.
«I virus sono microrganismi costituiti da materiale genetico che contiene tutte le informazioni necessarie alla loro replicazione, ben custodito da un involucro che li protegge. Su questo involucro sono presenti proteine che si legano in maniera specifica a recettori presenti sulle cellule che infettano. I virus, infatti, non vivono di vita propria: per riprodursi devono penetrare nelle cellule. Da qui, una volta che si sono moltiplicati, escono e si propagano nell’ospite, infettandone altre».
Non sempre i virus risultano aggressivi.
«Soprattutto nel mondo degli animali selvatici, molti virus vivono in simbiosi con i loro ospiti senza danneggiarli: ma questo è il risultato di processi di reciproco adattamento che si protraggono anche per milioni di anni e in conseguenza dei quali, a un certo punto, gli animali non sviluppano malattia in seguito all’infezione»,
chiarisce l’esperta.
«I problemi sorgono quando da un animale selvatico il virus fa un salto di specie, e raggiunge animali domestici o esseri umani, il cui organismo è vulnerabile e non attrezzato per questa “pacifica convivenza”».
Riguardo al nuovo Coronavirus di origine cinese che è ora al centro dell’attenzione si è puntato il dito contro i pipistrelli come possibili “animali serbatoio”. Dai pipistrelli si era propagato
l Coronavirus della SARS, la sindrome acuta respiratoria grave che si era diffusa, sempre dalla Cina, negli anni 2002-2003.
«Nel caso della SARS, però, vi era stato anche un passaggio intermedio»,
chiarisce la dottoressa Vicenzi,
«il virus era infatti passato dal pipistrello allo zibetto, e solo successivamente all’uomo. Lo zibetto (un piccolo mammifero carnivoro simile alla mangusta, ndr) è infatti considerato una prelibatezza in Cina, dove allora veniva venduto vivo, macellato direttamente nei mercati, cosa successivamente proibita. I macellai, dunque, erano esposti a sangue e fluidi dell’animale, e quindi a un’alta possibilità di infettarsi». Al momento sappiamo che la sequenza genetica del nuovo Coronavirus è molto simile alla sequenza del Coronavirus presente nei pipistrelli, ma non è identica.
A identificarla, isolando il virus, sono stati per primi gli scienziati di Wuhan, la popolosa città in cui ha avuto origine Fattuale epidemia. Qui, alla fine dello scorso anno, diversi pazienti hanno iniziato ad essere colpiti da influenza degenerata, in diversi casi, in polmoniti gravi e non curabili da antibiotici: un quadro clinico simile a quello dei pazienti colpiti, oltre dieci anni fa, dalla SARS, tant’è vero che in un primo tempo si è pensato proprio a un ritorno di questa malattia.
Come si isola un virus?
«In questo caso il virus è stato prelevato da campioni di espettorato di pazienti ammalati, ed è stato messo a contatto con alcune cellule: dopo 24 ore di incubazione l’aspetto delle cellule con cui un virus entra in contatto risulta visibilmente cambiato e sofferente a causa della sua azione», spiega la ricercatrice. Il codice genetico del virus viene poi sequenziato la sequenza del virus viene riportata in un database internazionale aperto e accessibile per poter essere confrontata con altre: il nuovo Corona-virus risulta molto simile ,a quello della SARS perché appartenente alla stessa famiglia. ma non è uguale».
Zanzare, rapporti sessuali o aria
Come si diffondono i virus?
«Alcuni, come l’HIV. si trasmettono principalmente per via sessuale; i cosiddetti flavi virus, come lo Zika, si trasmettono attraverso le punture di zanzare. Invece, tutti i tipi di Coronaviris si trasmettono principalmente per via aerea, ovvero attraverso quelle invisibili “goccioline” che espelliamo mentre parliamo, o starnutiamo, o diamo un colpo di tosse. Il contatto diretto o anche la vicinanza ravvicinata con una persona infetta espongono al rischio di contrarli»,
risponde la dottoressa Vicenzi.
Le persone più vulnerabili ai virus sono quelle di età superiore ai sessant’anni e affette da patologie che indeboliscono il loro organismo: attenersi a misure di prevenzione e rivolgersi al medico in presenza di sintomi è comunque una regola sempre valida, soprattutto in periodi, come questo, in cui l’influenza raggiunge il suo picco. Per la stessa ragione può valere la pena, per chi non si fosse ancora vaccinato, ricorrere al vaccino antinfluenzale, che però certamente non può mettere al riparo da eventuali infezioni di altri virus, per le quali servono dei vaccini specifici.
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