E una delle attrici italiane più carismatiche e di talento in tutto il mondo, Monica Belucci. Originaria di Città di Castello, in provincia di Perugia, lavora come modella per pagarsi gli studi in Giurisprudenza. L’immediato riscontro in passerella la porta poi ad abbandonare quasi subito l’università.
Donna in carriera e mamma premurosa
Una scelta che, per quanto difficile, si rivela vincente, visto che il passaggio al grande schermo è alle porte: nel 1990 Dino Risi la sceglie per il film Vita coi figli con Giancarlo Giannini. Grazie alla sua bravura, la Bellucci attira l’attenzione del regista americano Francis Ford Coppola che la arruola nello scintillante cast di Dracula di Brain Stoker. Un riscontro immediato, all’insegna della repentina crescita professionale fino alla svolta: nel 2000 per tutti è Malèna, titolo del film e nome del personaggio che porta in scena con carisma in tutto il mondo. Tra un impegno e l’altro e il trasferimento in Francia, trova il tempo di proseguire nel percorso più gratificante, quello privato: nel 2004 mette al mondo Deva, oggi meravigliosa attrice di 15 anni a cui segue la piccola Léonie, che ha poco più di 9 anni. Qualche settimana fa, al Festival del Cinema di Cannes, dove il nostro settimanale l’ha incontrata, era accompagnata dal giovane partner, il 37enne Nicolas Lefebvre, e ha presentato la sua nuova avventura cinematografica, Les plus belles année d’une vie, sequel del film cult Un uomo, ma doma di Claude Lelouch.
incredibile. Nel corso degli anni ho avuto modo di collaborare con diversi registi, ma Claude lavora soprattutto suirimprovvisazione. Lavorando con lui per la prima volta mi sono trovata a improvvisare e mi sono resa conto che questa tecnica riesce a far emergere l’essenza e il talento di un’attrice».
«L’amore resiste al tempo che passa»
Raccontaci del tuo personaggio in Les plus belles année d’une vie.
«In questo film interpreto la figlia di Jean-Louis Trin-tignant. Un ruolo intenso, poiché questa figlia assiste l’anziano genitore in un ospizio, cercando di ricordargli l’importanza e la bellezza della vita, perché ha perso la memoria o fa finta di non
averla. Quello che più mi ha colpito di questo film è il messaggio profondo che propone al pubblico, un messaggio che regala un importante spunto di riflessione: ci fa comprendere che anche quando il tempo è passato, nulla si distrugge se lo si continua a volere per davvero. Quando dopo più di cinquant’anni i due protagonisti di Un uomo, una donna si ritrovano in questo sequel, si guardano con la stessa sensualità, anche se i loro volti sono segnati dalle rughe. Mi spiace che ci sia un tabù su tutto questo… Allo stesso modo, trovo inconcepibile che nel momento in cui si invecchia, per la società non si esista più dal punto di vista sentimentale. È ipocrita, perché i sentimenti resistono al trascorrere del tempo e non svaniscono con il passare degli anni…».
, e ha presentato la sua nuova avventura cinematografica, Les plus belles année d’une vie, sequel del film cult Un uomo, ma doma di Claude Lelouch.
«Sono migliorata su diversi fronti»
Monica Bellucci come vivi il tempo che passa?
«Con naturalezza: non mi fa paura. Così come la vecchiaia. Anzi, credo proprio che il trascorrere degli anni mi abbia dato la possibilità di migliorare su diversi fronti».
Sei nata a Città di Castello, in Umbria. Però hai trascorso gran parte della tua vita in
Francia. Un po’ ti dispiace?
«Da questo punto di vista, non credo di avere nessun rimpianto, anche perché non ho mai smesso di sentirmi italiana. Anzi, mi sento più che mai europea».
«Ho improvvisato per la prima volta»
Sei stata una delle attrici più acclamate all’ultima edizione del Festival di Cannes, dove molte tue colleghe si sono espresse su una tematica che è sempre di grandissima attualità: la parità tra uomo e donna.
«Per quanto riguarda questo fronte, al momento siamo tutte concentrate su un obiettivo importante: quello di essere retribuite allo stesso modo. Si tratta di una questione di rispetto per il nostro lavoro».
Sei una delle protagoniste del film Les plus belles année d’une vie, diretto da Claude Lelouch. Non è la prima volta che lavori con lui: vi eravate già incontrati sul set del sequel di Un uomo, una donna.
«Sono onorata di aver preso parte a questo importantissimo progetto cinematografico. Per me il film Un uomo, una donna è stato fondamentale, perché è stato il mio primo incontro con il cinema francese. Ricordo ancora la bellezza, il fascino e la femminilità deH’attrice protagonista, Anouk Aimée, così eccezionale, anche con quella sua irresistibile timidezza: è stata davvero un’ispirazione. Ho sempre stimato il regista Claude Lelouch e quando ho saputo che si stava lavorando alla realizzazione di un sequel di Un uomo, una doma ho cercato in tutti i modi di poter far parte del progetto. Sarei stata disposta anche a portare semplicemente il caffè a Claude Lelouch, ad Anouk Aimée e Jean-Louis Trinti-gnant (sorride)! Quando mi hanno comunicato che ero entrata nel cast di questo film è stato un sogno, le riprese sono state un’esperienza incredibile. Nel corso degli anni ho avuto modo di collaborare con diversi registi, ma Claude lavora soprattutto suir improvvisazione. Lavorando con lui per la prima volta mi sono trovata a improvvisare e mi sono resa conto che questa tecnica riesce a far emergere l’essenza e il talento di un’attrice».
«L’amore resiste al tempo che passa»
Raccontaci del tuo personaggio in Les plus belles année d’une vie.
«In questo film interpreto la figlia di Jean-Louis Trin-tignant. Un ruolo intenso, poiché questa figlia assiste l’anziano genitore in un ospizio, cercando di ricordargli l’importanza e la bellezza della vita, perché ha perso la memoria o fa finta di non
averla. Quello che più mi ha colpito di questo film è il messaggio profondo che propone al pubblico, un messaggio che regala un importante spunto di riflessione: ci fa comprendere che anche quando il tempo è passato, nulla si distrugge se lo si continua a volere per davvero. Quando dopo più di cinquant’anni i due protagonisti di Un uomo, una donna si ritrovano in questo sequel, si guardano con la stessa sensualità, anche se i loro volti sono segnati dalle rughe. Mi spiace che ci sia un tabù su tutto questo… Allo stesso modo, trovo inconcepibile che nel momento in cui si invecchia, per la società non si esista più dal punto di vista sentimentale. È ipocrita, perché i sentimenti resistono al trascorrere del tempo e non svaniscono con il passare degli anni…».
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