Scelte le 30 canzoni che ascolteremo sul palco dell’Ariston. Carlo Conti si prepara a confezionare il suo terzo Sanremo. Infaticabile stacanovista, Conti, che abbiamo incontrato nella Città dei Fiori, traccia un bilancio dei preparativi della kermesse che inizierà il 7 febbraio. Tranne lui e la sua commissione musicale, nessuno ha potuto ascoltare i brani che saranno in gara, eppure i bookmakers già si sono scatenati.
I bookmaker sono già scatenati
Favoritissima, secondo gli scommettitori, Elodie, seguita da Fiorella Mannoia, Sergio Sylvestre e Michele Bravi. Per quanto riguarda i suoi compagni d’avventura, il direttore artistico e padrone di casa precisa che non ci saranno i suoi storici amici Panariello e Pieraccioni, almeno come presenze fisse. Possibile però una loro piccola incursione a sorpresa.
Che bilancio fai del primo atto del Festival, cioè la serata Sarà Sanremo, andata in onda su Raiuno, in cui sono state scelte le 8 Nuove Proposte e in cui hai reso nota la lista dei 22 Big?
«Sono molto soddisfatto e felice, mi piace definirlo un esperimento ben riuscito. Mi spiace per i Giovani rimasti fuori dagli 8, mentre agli altri auguro un destino simile a quello di Francesco Gabbani o Ermal Meta, che l’anno scorso sono stati grandi protagonisti all’Ariston nella categoria Nuove Proposte. Hanno seminato bene durante tutto Fanno,
il pubblico li ha apprezzati e quest’anno saranno al Festival nella categoria Big».
Carlo Conti che impressione ti hanno fatto i Giovani?
«Sono fortissimi. Tutti, compresi quelli che non ce l’hanno fatta. Per personalità, talento e capacità di stare sul palco, potrebbero essere tranquillamente già dei Big. Se ripenso a me che negli anni ’80 arrivavo a Sanremo con la mia mitica 127 arancione e mi appostavo fuori dagli hotel per interv istare i cantanti, devo dire che le Nuove Proposte di oggi sono assai meno timide di quelle di allora. Sono a proprio agio davanti alle telecamere, forse anche perché alcuni di loro hanno già preso parte a dei talent».
Ha destato grande stupore l’eliminazione dei La Rua. Tu ti sei impegnato, visto l’apprezzamento dimostrato nei loro confronti dal pubblico, a cercare il modo giusto per dare comunque visibilità al loro brano, Tutta la vita questa vita…
«Nel doveroso rispetto del regolamento, ho detto che cercherò di capire che cosa fare. Magari il loro brano potrebbe diventare la sigla del Dopofe-stival. Vedremo…».
Come sei arrivato, invece, alla scelta dei 22 Big?
«Quel passaggio, anche stavolta, è stato il più complicato. Sentivo una grande responsabilità nel comporre quello che mi piace definire un bouquet colorato e variegato, visto che siamo nella città dei fiori. Nelle passate edizioni ho usato le metafore del mosaico e della macedonia, stavolta ho scelto quella floreale. Non ci dormivo la notte, tanto era importante per me stilare la miglior lista possibile. E pensare che, generalmente, sono uno che appena posa la testa sul cuscino sprofonda immediatamente nel t mondo dei sogni. E, visto lUgk che abbiamo avuto così tanti brani belli, un’annata fortunata in termini di proposte musicali, abbiamo deciso di elevare il numero dei I p r otagonisti a ventidue (invece che venti, ndr)».
Carlo Conti una delle maggiori sorprese è Fiorella Mannoia, che mancava dal Festival da quasi 30 anni. Come sei riuscito ad averla con te?
«Ha una canzone talmente bella che da professionista immensa e intelligente quale è ha ritenuto che meritasse una ribalta vastissima come quella di Sanremo. 11 suo brano è un meraviglioso inno alla vita. Ha scelto il palcoscenico dell’Ariston proprio per questo motivo: per farlo sentire a tutti».
Un altro grande protagonista Carlo Conti sarà Al Bano. Ti sei preoccupato quando hai saputo dei suoi problemi di salute?
«Gli ho mandato subito un messaggio per capire come stesse. Lui mi ha chiamato poco dopo addirittura cantando al telefono. La sua non è una tempra da uomo, ma da supereroe».
Quali sono i temi affrontati dai 22 Big nei loro brani sanremesi?
«Sentimento, racconti di vita e temi, sociali. L’amore, come da tradizione, la fa da padrone. Ma in un’accezione più ampia. Non è solo quello di coppia, ma anche quello per la vita, per la casa lontana, per una mamma che non c’è più. Ci sono brani dalle diverse sfumature: l’analisi degli errori che un giovane fa della sua vita, oppure un bambino che assiste al dramma di una madre vittima di violenze. Il mio augurio per tutti i trenta brani (22 Big più 8 giovani) è che possano durare nel tempo. Vista la loro forza, sono certo che avranno un grande successo radiofonico e che non si esauriranno nel giro di una stagione».
Si è parlato Carlo Conti , nei giorni scorsi, di un Festival che potrebbe vedere al tuo fianco i due tuoi storici amici Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni. È così?
«In questi mesi stiamo già affrontando insieme un meraviglioso impegno teatrale, che sta riscuotendo un successo incredibile. In più ,ci vediamo tutti i fine settimana per cena. Faccio Sanremo proprio per stare qualche settimana lontano da loro, per “disintossicarmi”. Quello che non posso escludere, però, è che, come l’anno scorso, magari mi facciano una piccola sorpresa, una breve incursione».
Questo sarà il tuo terzo Festival da direttore artistico e conduttore. Per il prossimo anno si fanno già tante ipotesi, compresa quella di un tuo ritorno…
«No, 3 è il numero perfetto, mi fermo qui. Questo sarà il mio ultimo Festival. Già averne fatti di tre di fila mi sembra un risultato incredibile. Chi se lo sarebbe mai immaginato anni fa? Fame quattro di fila è un record dell’immenso Pippo (Baudo, ndr). E ci sono primati che è giusto che nessuno intacchi!».
Intervista a Carlo Conti tratta da Vero